Il caso Liú Jiàn: trasferimenti torbidi in Cina

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Damiano Benzoni

Nuove polemiche sulla gestione del calcio cinese, già finito nell’occhio del ciclone un paio di anni fa per lo strappo alla regola sul numero degli stranieri utilizzabili concesso al Guǎngzhōu Evergrande di Lippi. Anche stavolta nella notizia è coinvolta la squadra di Marcello Lippi e Alessandro Diamanti, che in quest’occasione sembra però essere la parte lesa della disputa, relativa al trasferimento di un calciatore, il ventinovenne Liú Jiàn, mediano difensivo con 36 presenze e quattro gol in nazionale. Liú Jiàn ha giocato tutta la sua carriera fino a questo momento al Qīngdǎo Zhōngnéng, di cui era capitano al momento del trasferimento. Alla scadenza del suo contratto, avvenuta il 31 dicembre 2013, si è unito a parametro zero al Guǎngzhōu, attualmente primo a pari merito con i pechinesi del Běijīng Guó’ān dopo sei giornate di Chinese Super League, per un contratto annuale di circa 4,5 milioni di renminbi (oltre mezzo milione di euro).

Sembrerebbe tutto normale, se non fosse che il Qīngdǎo Zhōngnéng, retrocesso lo scorso anno nella seconda divisione del campionato cinese, ha contestato la validità del trasferimento: secondo la squadra, Liú aveva firmato un’estensione del proprio contratto. In tutta risposta, il giocatore ha dichiarato a Sina Sports che la società avrebbe falsificato la sua firma e prodotto un contratto di estensione contraffatto. Dopo due mesi la controversia si è risolta in favore della squadra di Lippi, permettendo a Liú di unirsi alla sua nuova squadra, che però si è presentata senza di lui per la sfida vinta 5-2 con il Tiānjīn Tàidá. Dalle colonne di Wild East Football, però, Christopher Atkins fa notare la scarsa trasparenza con cui la federcalcio cinese (Zhōngguó Zúqiú Xiéhuì) ha trattato il caso: “Nonostante si sia parlato di punti di penalizzazione, grosse multe e blocchi alle possibilità di essere ripromessi in Super League, sembra ora che ogni punizione significativa sia stata evitata. […] Si tratta di un paese dove una compensazione monetaria può assicurare che vengano evitati procedimenti legali per illeciti a praticamente qualsiasi livello”.

La compensazione richiesta dall’Evergrande sarebbe il trasferimento per 20 milioni di renminbi (2,4 milioni di euro) di altri due giocatori del Qīngdǎo Zhōngnéng, il terzino destro Zōu Zhēng e l’attaccante Wáng Xiùfù. Oltre a non essere chiaro quale sarebbe il valore compensatorio, visto che la cifra non è lontana dal prezzo di mercato, il Qīngdǎo ha rifiutato l’accordo, ritenendone i termini inaccettabili. Non è il primo caso simile in cui è coinvolto il Qīngdǎo Zhōngnéng, citato in giudizio presso la FIFA dall’attaccante australiano Joel Griffiths per aver terminato il suo contratto con un anno di anticipo e accusato dal nigeriano Gabriel Melkam di averlo denunciato per match-fixing per evitare di pagare i propri debiti nei confronti del giocatore. Non si tratta, soprattutto, dell’unica squadra che ha fatto notizia recentemente per aver fatto ricorso a metodi torbidi: meno di sei mesi fa la FIFA ha ordinato allo Shànghǎi Shēnhuā di corrispondere 12 milioni di euro a Didier Drogba per la rottura del suo contratto.

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