La Grecia tra pallacanestro e sassaiole

Simone Pierotti

Due mesi fa il derby ateniese tra Panathinaikos e Olympiakos era stato definitivamente sospeso a otto minuti dal fischio finale, mentre alcuni tifosi dell’undici biancoverde incendiavano seggiolini dello stadio Olimpico e lanciavano pietre e bombe molotov contro le forze dell’ordine. Questa volta è toccato al basket, disciplina che ha regalato agli sportivi ellenici molte più gioie di quanto non abbia fatto il pallone. Lo scorso giovedì le due polisportive si sarebbero dovute affrontare nella gara-uno della finalissima del campionato nazionale allo stadio beffardamente chiamato Irìnis ke Filìas, “della Pace e della Fratellanza”. L’ennesimo duello tra l’Olympiakos, che ha appena vinto l’Eurolega al termine di una finale incredibile contro il CSKA Mosca, ed il Panathinaikos, che vuole conquistare il decimo scudetto consecutivo, non è però nemmeno iniziato: la violenza, ancora una volta, ha prevalso sullo sport. A due mesi di distanza i ruoli si sono invertiti: erano i biancorossi del Pireo a giocare in casa e, a quanto pare, sono stati i suoi stessi tifosi a rovinare l’atmosfera di grande attesa.

Sono passate da poco le otto di sera e il pullman sui cui viaggia la squadra del Panathinaikos sta attraversando il quartiere di Moschato: il palazzetto dello sport dista poche centinaia di metri. All’improvviso, però, il veicolo diventa bersaglio di una sassaiola. Alcuni individui in moto, nonostante la presenza di due plotoni delle forze dell’ordine, riescono a fiancheggiare l’automezzo e lo prendono immediatamente di mira: le pietre perforano i vetri dell’autobus e le schegge volano vicino ai giocatori. Steven Smith, l’ala americana ingaggiata ad inizio stagione dal Panellinios, e il nazionale greco Stratos Perperoglou sembrano avere la peggio: entrambi lamentano dolori agli occhi, vengono trasportati d’urgenza all’ospedale. Una volta medicate le ferite, i due giocatori possono fare ritorno a casa, mentre al Pireo si decide che non ci saranno duelli tra Diamantidis e Spanoulis, tra Jasikevičius e Gecevičius, tra Kaimakoglou e Printzetis. Non per questa sera, almeno.

L’agguato al pullman del Panathinaikos arriva il giorno successivo all’appello dei due allenatori, i serbi Dušan Ivković e Željko Obradović, affinché i tifosi sostengano le rispettive squadre in maniera civile. Parole che cadono nel vuoto, parole a cui fa seguito l’ennesimo atto di violenza che colpisce lo sport ellenico. L’ESAKE, la federazione greca della pallacanestro, decide di rinviare l’incontro di comune accordo con la polizia e con il segretario generale dello sport Panagiotis Bitsaxis: non si sa se la finale-scudetto verrà disputata nei giorni prestabiliti o se invece il calendario verrà stravolto. Questa mattina, sabato 19 maggio, è stato ufficializzato che si partirà lunedì prossimo, con la serie che inizierà nuovamente con la sfida al palazzetto del Pireo.

Divise da quasi novanta anni di rivalità, Panathinaikos e Olympiakos si sono unite nel condannare l’accaduto. Aleks Marić, pivot australiano dei biancoverdi, pubblica immediatamente le foto sul suo account di Twitter. “Vergogna!”, scrive a corredo delle immagini che mostrano le conseguenze dell’agguato all’autobus della squadra. E aggiunge “Perché mescolano la politica con lo sport? Lo sport è uno spettacolo che tutti dovrebbero godersi”. Sull’altro versante, l’Olympiakos esprime indignazione, dichiarando allo stesso tempo la propria estraneità alla vicenda. Come a dire: quegli ignoti non sono nostri tifosi. Ma le polemiche non mancano: i biancorossi – così come il Panathinaikos – avrebbero voluto giocare ugualmente e la decisione di rinviare l’incontro è stata criticata anche da Panagiotis Fasoulas, ex sindaco del Pireo e vecchia gloria dell’Olympiakos.

Come se non bastassero l’incertezza che regna dopo i risultati delle ultime elezioni politiche e la crisi che continua a minacciare il paese, la Grecia fa i conti con una stagione turbolenta anche in ambito sportivo. Quella calcistica, funestata dagli scontri del derby, era stata peraltro preceduta dallo scandalo del calcio scommesse. Non è la prima volta che la violenza coinvolge la pallacanestro e le sfide tra le corazzate ateniesi: due anni fa, il quarto incontro della serie scudetto fu interrotto per oltre un’ora nel terzo parziale, in seguito al lancio di oggetti e petardi sulla panchina del Panathinaikos che anche in quell’occasione giocavano in trasferta. Sospesa definitivamente sul risultato di 69-76, la partita vide l’assegnazione della vittoria a tavolino alla squadra di Obradović che, allo stesso tempo, conquistò pure lo scudetto. C’è, infine, un altro inquietante precedente: è passato esattamente un decennio da quando il primo confronto tra Panathinaikos e Olympiakos, che si sfidarono in semifinale, fu rinviato a causa di violenti scontri. In quello stesso anno, il derby calcistico del girone di ritorno si concluse con un’invasione di campo e alcune percosse dei tifosi biancoverdi. Parafrasando un vecchio adagio, se il calcio piange, la pallacanestro certo non ride.

3 pensieri su “La Grecia tra pallacanestro e sassaiole

  1. incredibile il mio rammarico … il basket in grecia va oltre l’afflato fideistica, ideologico, sociale .. è sentimento puro e incontrollabile, uno degli ultimi grandi orgogli di una nazione in ginocchio: la finale di eurolega con la vittoria allo scadere è stato un momento indimenticabile, secondo una perfetta sceneggiatura tragica … spero si riesca a giocare, nello “stadio della pace e fratellanza”

  2. Ti rispondo in ritardo e, con mia somma gioia, con l’Olympiakos campione. Effettivamente è curioso come negli ultimi tre anni, quelli della grave crisi economica, la Grecia sia sempre riuscita a piazzare una finalista in Eurolega. Ho vissuto ad Atene per sei mesi e gli ellenici vivono lo sport in maniera molto viscerale. Quanto al “riscatto” del popolo greco attraverso lo sport, auspico adesso un quarto di finale contro la Germania agli Europei…e chissà che il το πειρταικό riesca a riscrivere un’altra bellissima pagina di sport.

    Ciao e grazie per il commento,

    Simone

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